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Ignazio Sotiriadis

Dall’ unità cristiana all’ unità europea: il fattore Ortodossia

[Relazione letta al Convegno "Aquileia: Da terra di passaggio a terra di messaggio", organizzato ad Aquileia dall’ Associazione Culturale di Udine MITTELEUROPA , 24-26 Ottobre 2002]


«Διαβάς είς Μακεδονίαν βοήθησον ήμίν » (Atti 16, 9 ) « Passa in Macedonia e aiutaci ! ». Tra le tante visioni del genere umano e dei suoi grandi protagonisti, quella dell’ Apostolo delle Genti, Paolo di Tarso, sembra dare inizio a una nuova epoca del nostro continente, della nostra storia e della nostra civiltà. Il messaggio del Vangelo di Cristo, portato in Macedonia, ovvero in Grecia e in Europa, con il sigillo paolino costituisce per tutti noi, popoli europei, una eredità preziosa, sintesi dello spirito greco e della fede cristiana.

Questa sintesi in unità con l’eredità romana si é completata progressivamente attraverso la tradizione ecclesiastica dei grandi Padri della Chiesa dei primi secoli e ha causato la trasformazione dell’Impero Ecumenico Romano nell’Impero dell’ Ecumene Cristiana.

In questo Impero durante il periodo Europeo Medievale c’è una lunga rivalità tra Oriente Cristiano e Occidente Cristiano, la quale, comunque, non escludeva, ma contrariamente promuoveva l’arricchimento reciproco in idee ed esperienze.

Certo, tra le Chiese dell’Oriente e dell’Occidente Cristiano si sono sviluppate delle tensioni che portarono progressivamente all’allontanamento psicologico, politico ed ecclesiastico delle due parti dell’Ecumene Cristiana, tanto però é vero che l’Ortodossia, ricca in esperienze cristiane di vita, costituiva allora, come anche oggi, una via importante di avvicinamento dell’Occidente alla dimensione sociale, politica e culturale dell’Europa Orientale.

Allo stesso tempo, l’Impero Romano d’Oriente, quello che erroneamente chiamiamo Bisanzio, irradiandosi con la sua struttura socio-politica veramente ecumenica, costituiva un ponte naturale dell’ Europa verso l’ Asia ma anche un punto di riferimento spirituale (attraverso l’Esarcato di Ravenna e le sue province dell’Italia Meridionale).

Nonostante le differenze, la sintesi equilibrata delle tre componenti che costituirono l’Europa Medievale (Grecia, Roma, fede cristiana) non può essere messa in dubbio né nel suo aspetto Orientale né in quello Occidentale. Una prova di questo sono le grandi figure dei protettori d’Europa, i santi Benedetto, Cirillo e Metodio, ma anche le figure anonime dei monaci bizantini che arrivarono a Paderborn per costruire una cappella, come anche dei monaci amalfitani che arrivarono al Monte Athos per costruire un loro monastero nel Medioevo.

Fino al tempo del grande scisma, dunque nel 1054, tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente funzionava il sistema della Pentarchia dei Patriarchi, cioè il sistema di amministrazione di tutta la Chiesa Cristiana divisa in 5 territori ecclesiasticamente autonomi e indipendenti ma in comunio in sacris tra loro, cioè nella comunione eucaristica come segno di fede comune. Questi territori erano in Occidente il Patriarcato di Roma, mentre in Oriente i Patriarcati di Costantinopoli, di Alessandria, di Antiochia e di Gerusalemme. Il sistema della Pentarchia, mentre al suo interno garantiva la sinodalità e l’autonomia di ogni Chiesa- autorità ecclesiastica territoriale - allo stesso tempo garantiva alla Chiesa Cristiana la pluralità, la democrazia, la libertà, il rispetto alla tradizione dei Padri Apostolici e, infine, costituiva un segno visibile di unità e di pace dell’Ecumene Cristiana.

Questo sistema di ricca esperienza di vita comunitaria fu, purtroppo, conservato solo nelle Chiese Orientali, perché l’Occidente, nel corso della storia dei popoli e delle istituzioni dell’Europa occidentale, fu costretto a seguire ed a sostenere la supremazia papale.

Tale sentimento di autosufficienza dei Pontefici romani ha causato scismi, incomprensioni, inimicizie, separazioni e divisioni all’interno della Chiesa e del continente europeo nel corso della storia. Addirittura il primato papale costituisce ancora oggi, più di vent’anni dopo l’ inizio del dialogo teologico ufficiale tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, l’ ostacolo più grande e, per il momento, insuperabile verso la pienezza dell’ unità desiderata. Eppure, come il Cardinale Ratzinger nota (nel suo libro Chiesa, Ecumenismo e Politica) l’istituzione del primato papale potrebbe diventare un punto di riferimento per sviluppare una discussione continua sul modo e sui mezzi per il suo superamento!

Se noi cristiani fossimo uniti in un secolo difficile come il nostro, se potessimo ritornare alle radici comuni, credere di nuovo alla tradizione dei Santi Padri, riverire come i nostri antenati le reliquie dei santi-segni visibili e tangibili della presenza divina, ridiventare araldi del Vangelo in un continente che non crede più al Dio Incarnato, alla Signoria di Gesú Cristo e al eschaton della salvezza, ma solo alla tecnologia, all’economia e alla politica, soltanto allora potremmo essere nuovamente testimoni credibili dell’unica Via, Verità e Vita che é Dio-Amore, A e Ω della storia, Testimoni nella storia e soprattutto nel futuro dell’Unione Europea, la quale sta per dimenticare il contributo decisivo della Chiesa e del Cristianesimo all’edificazione della nostra Europa! Eppure, senza il sigillo cristiano é impossibile comprendere la storia, la cultura, l’arte e - in genere - l’ essenza dell’ Europa.

Questa essenza e questa entità europea ebbe la prima rottura a causa dei movimenti non ecclesiali del Rinascimento e dell’Umanesimo, ma anche con la Riforma protestante, movimenti che miravano alla diminuzione e all’emarginazione dell’autorità ecclesiastica, e in conseguenza di quella papale, di fronte allo sviluppo e alla crescita dell’autorità statale.

Più tardi, la visione di uno stato e di una società senza l’autorità della Chiesa, espressa dal potere del Sommo Pontefice, fu esposta sistematicamente dai nuovi filosofi del movimento dell’Illuminisimo e realizzata per mezzo della Rivoluzione Francese (1789) che praticò l’ateismo come reazione anti-clericale e antipapale per eliminare l’influsso della Chiesa sulla società europea.

Infine, nel XIX° secolo la trasformazione della filosofia in ideologia ha allontanato le società europee dai princìpi della fede cristiana e le ha messe sotto il controllo dello stato.

Il XX° secolo ha avuto l’onore di veder nascere la Comunità Europea e la sua trasformazione in Unione Europea. L’idea principale che domina in essa viene costituita da 4 sezioni : l’economia, la politica, la cultura e la religione.

Le religioni,e soprattutto le Chiese cristiane, vengono invitate a giocare oggi un ruolo unificante all’interno di un continente e di una società che non si riconoscono più cristiani.

La Chiesa di Roma, sradicata dal suo ricco background spirituale, separata dai quattro Patriarcati con cui formava la famosa Pentarchia, che garantiva la sinodalità e la collegialità nella Chiesa cristiana, viene considerata oggi in Europa, come anche nel mondo, come una entità statale che ha perso la sua chiara visione apostolica.

Proprio qui inizia il ruolo dell’Ortodossia come fattore solido e valido verso l’edificazione della nuova Europa!

Durante la sua omelia, tenuta sull’Areopago ad Atene il 28/6/2000 durante i vespri della memoria solenne di San Paolo, fondatore della Chiesa di Atene, Sua Beatitudine l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Christodoulos parlò del ruolo dell’Ortodossia nell’Unione Europea : « Cosa é l’Europa per la nostra Chiesa Ortodossa? E, ancora, qual’è il ruolo della nostra Chiesa in essa ? Abbiamo qualche missione speciale, oppure semplicemente conviviamo sotto ogni condizione senza avere la possibilità di offrire qualcosa di positivo e di essenziale?

Per la Chiesa l’Unione Europea non é soltanto una collaborazione economica e politica tra certi Stati, nemmeno una comunità interstatale con scopi economico-politici. Se l’Europa fosse questo, la Chiesa non avrebbe ragione di osservare e di difendere tutto questo, esattamente perché la Chiesa non esercita politica. Ma l’Europa è la statura spirituale del Cristianesimo, dato che il Cristianesimo ha incorporato in sé tanto l’eredità romana quanto anche la paideia greca ed ha insegnato tutto quanto durante il Medioevo e i Tempi Moderni. Ecco perché la difesa dell’unità europea non costituisce per la Chiesa un’azione politica, ma un dovere spirituale. Un dovere di salvaguardare il luogo e il modo di vita, come entità spirituale, dalla sua decadenza al livello di un semplicemente processo politico-economico.

Verso l’Europa Unita, la nostra Chiesa ha un proprio ruolo ma anche una sua parola, un messaggio da portare. Superando l’ostacolo del nostro passato storico, le memorie negative e i pesi sentimentali, essa deve avvicinarsi all’Europa, convincendola che non costituisce solo una sua parte organica ma, addirittura, il suo proprio cuore».


Il famoso bizantinista Sir Steven Runciman, recentemente scomparso, scriveva : « I greci hanno un’eredità, di cui possono sentirsi fieri. Un’eredità che non si deve perdere nell’alternarsi delle situazioni materiali… I Grandi Padri della Chiesa hanno salvato alcune delle più belle cose che avevano il pensiero greco e lo spirito greco antico e le hanno consegnate alla Chiesa fino ai nostri giorni».

Queste parole del grande studioso inglese fanno sostenere l’Arcivescovo Christodoulos che : « La nostra Chiesa ha il dovere di non rimanere un semplice spettatore dell’edificazione del divenire europeo, ma di contribuire anch’essa all’integrazione delle altri nazioni europee. Ha il dovere di sostenere ogni sforzo di protezione della pluralità, dell’annullamento del razzismo, della xenofobia e della violenza sotto qualsiasi forma. Ha il dovere di presentare la sua fede intatta, il suo maestoso culto, la sua incomparabile dottrina dei Padri, il suo ethos ascetico, la sua fedeltà alla tradizione, le sue scelte sociali, il suo riconoscimento verso l’altro senza riserve, il rispetto del creato, la comunione delle persone, il senso della caduta e del pentimento, il concetto della morte, la speranza della risurrezione.

Ha il dovere di annunciare all’ Europa, che sta alla ricerca della sua unità che « θεμέλιον άλλον ουδείς δύναται θείναι παρά τόν κείμενον, ος έστιν Ιησούς Χριστός » (I Cor. 3,11 « nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo»).


Desidero concludere con le parole di due grandi studiosi del XX° secolo : P.Giorgio Florovsky disse nel 1936 « let us be more Greek to be truly catholic, to be truly orthodox" riferendosi all’importanza dei Padri della Chiesa e in genere della tradizione ellenica per l’unità della Chiesa. Nel 1999 il Prof. Teodoro Nicolaou, Preside della Facoltà di Teologia Ortodossa presso l’Università di Monaco di Baviera ha trasformato il famoso detto sopramenzionato e l’ha adattato alle esigenze del futuro dell’Europa: "rimaniamo più greci, per essere veramente cristiani, veramente europei!".

Nella ricerca verso un’ identità europea, verso un’unità dei popoli, delle culture e delle ideologie della nostra Casa comune, l’Europa, tra la storia e il futuro, bisogna prima ricercare l’Unità della Chiesa, riscoprire insieme i valori eterni del Vangelo e diventare i suoi araldi, i suoi testimoni in un continente in confusione, con tendenze di ateismo e di scomparsa della verità del tesoro comune della nostra fede. Poiché solo questa fede ha potuto cambiare il mondo e solo essa può far rivivere l’idea dell’Europa grande, tra popoli e nazioni.

Concludo finalmente con la certezza che Aquileia ritorni da terra di passaggio a terra di messaggio; di messaggio vissuto e di messaggio offerto; del messaggio della redenzione di Cristo offerto da questa splendida terra a tutte le nazioni europee come arricchimento ma anche come patrimonio ed eredità di vita verso un futuro comune, un avvenire migliore !


(Relazione letta al Convegno "Aquileia: Da terra di passaggio a terra di messaggio", organizzato ad Aquileia dall’ Associazione Culturale di Udine MITTELEUROPA , 24-26 Ottobre 2002)

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