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JESUS CASTELLANO CERVERA

Donne Sante Costruttrici dell'Europa:
La figura singolare di Brigida di Svezia


[From Orientamento Spirituale dell'Europa. Edizioni KYROMANOS, Thessaloniki, 1997.]


1. Donne sante costruttrici di pace e di unità

La storia della Chiesa nel medioevo è caratterizzata dalla presenza di molte donne cristiane che partendo dalla dimensione spirituale della loro vita hanno molto lavorato per il bene della Chiesa ed hanno recato un influsso benefico anche alla società, inserendosi con coraggio anche nelle vicende della politica. In questo modo anche se il fine primo ed ultimo della loro vita è stato quello della unione intima con Cristo, con un forte accento della mistica sponsale, attraverso la via del Vangelo e della sequela di Cristo, tuttavia si sono prodigate ampiamente nell'esercizio della carità ed hanno avuto un ruolo importante nella cosa pubblica.

Obbligate dalle circostanze, fedeli al loro genio femminile, concreto e pacifico, ma spesso investite da una grande missione ecclesiale, sono diventate protagoniste della vita della Chiesa, profetesse ed ammonitrici del clero e dei Papi, come è il caso di Brigida di Svezia e di Caterina di Siena; esse nοn hanno indietreggiato davanti ai potenti di questo mondo, diventando cosi, a partire dalla loro comunione con Dio, persone che hanno invocato la riforma e l'unità nella Chiesa ed hanno pacificamente lottato per evitare le guerre e costruire la pace.

Sarebbe lunga la lista delle Sante medievali che hanno influenzato la storia della Chiesa e la costruzione dell' Europa. Giovanni Paolo II nella sua Lettera Mulieris dignitatem n. 27 ricorda fra le donne orientali Olga di Kiev, e fra le occidentali Matilde di Toscana, Edwige di Slesia e Edwige di Cracovia, Elisabetta di Turingia, Brigida di Svezia, Giovanna D'Arco; oltre a Caterina di Siena che con Santa Teresa di Avila hanno meritato il riconoscimento di Dottori della Chiesa. Ma la lista potrebbe essere molto più lunga e dovrebbe comprendere Agnese di Praga, Ildegarda di Bingen, Gertrude di Elfta, Matilde di Magdeburg e Matilde di Hackerborn, alle quali bisogna aggiungere le grandi sante della tradizione francescana, quali Chiara di Assisi e Angela da Foligno.

Il coraggio di queste donne è tanto più da ammirare se pensiamo alla mentalità antifemminista dell'epoca, alla diffidenza viscerale degli uomini contro le donne, alla quale non sfugge neppure il grande Tommaso che oltre alle teorie della donna come «uomo mancato» aggiunge anche l'osservazione che essendo la donna solo ausiliaria dell'uomo per la procreazione, «per ogni altra opera egli trova un migliore aiuto in un altro uomo che nella donna» (S. Theologiae, I, q. 42, a.1).

Spesso sarà a questi pregiudizi che si ispireranno anche i dotti della Chiesa e i potenti di questo mondo per nοn ascoltare la voce di Dio che si faceva sentire potente attraverso la parola di queste donne.

Si racconta che un domenicano contemporaneo di Brigida, riferendosi alle sue rivelazioni come a vaneggiamenti e sogni la ammonì dal pulpito con queste parole: «Donna, sogni troppo, vegli troppo, hai bisogno di dormire di più...». Ε il Re Magnus II di Svezia, parente della Santa, al quale ella non risparmio rimproveri per la sua condotta despotica ed assolutista, diceva con ironia al piccolo Birger, figlio di Brigida: «Che cosa può aver sognato di nuovo, questa notte, la nostra congiunta tua madre?».

Brigida, come del resto Caterina da Siena, non fu compresa nel suo tempo e fu diffidata fra quelle «donnicciole vidionarie» che si atteggiavano a consigliere del capo della Chiesa, secondo il giudizio negativo ed antifemminista di Giovanni Gersone. Ma la storia ha reso giustizia e ha dato ragione alla santità, alla sapienza e al coraggio di questa donna forte, la Sibilla del Nord, venuta da lontano, ma splendente come luce polare per la Chiesa di Roma e per la pace in Europa.

Donne coraggiose di pace e di unità per la costruzione dell' Europa, queste sante medievali, ponendosi come riformatrici, predicatrici e destinatarie di divine visioni, incontrarono tanti gravi difficoltà nel farsi accettare dalla comunità ecclesiale, ma andarono incontro fino all'umiliazione, all' ironia, come nel caso di Ildegarda, di Caterina e di tante altre, come Teresa d'Avila fu definita dal Nunzio del Papa in Spagna, Filippo Sega: «donna inquieta e vagabonda, disubbidiente e contumace».

Donna di pace e di unità fu Caterina da Siena, nell'Italia del secolo XIV, investita dal Signore con una missione ecclesiale di grande respiro, quella di far tornare il Papa da Avignone nella sua sede romana, per intraprendere la riforma della chiesa. La sua volontà di donna-Chiesa influiranno prima sul Papa Gregorio XI che, abbandonato l'esilio di Avignone ritorna a Roma, e poi ancora su Urbano VI che Caterina appoggia come legittimo successore nella sede romana contro altri pretendenti illegittimi. La sua opera di pace si estende oltre la realtà della Chiesa. Caterina, giovane disarmata, svolge missioni di pace, prima fra i governanti di Pisa, Lucca e Siena che si erano alleati con Firenze contro il Papa e poi, dopo le minacce
e le scomuniche del Papa, in favore della sua terra di Toscana presso la corte di, Papa Gregorio XI ad Avignone.

Donna di pace ed unità e Teresa d'Avila, nella Spagna del secolo XVI, che davanti alle guerre di religioni che insanguinano la Francia dopo lo scisma di Occidente, critica apertamente la politica militare del Re Filippo II contro i protestanti, perché nοn è con le armi della guerra, ma con la riforma e la santita della vita che si vincono le vere battaglie per il rinnovamento spirituale e l'unità della fede e della Chiesa. Ugualmente ella si duole degli eccessi contro gli «indios» perpetrati dai «conquistadores» spagnoli in America. Donna di pace scrive ad un autorevole personaggio ecclesiastico della corte del Portogallo affinché si eviti una guerra fraticida con la Spagna «perché in un tempo in cui i cristiani sono cosi pochi, sarebbe una grande sventura se si uccidessero a vicenda».

Donna di pace e di unità e nel suo tempo, in pieno secolo XIV, Santa Brigida di Svezia, di cui vogliamo parlare in un modo speciale.


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